Ed eccoci all`appuntamento che tutti attendono come una toilette libera dopo aver bevuto 5 pinte di birra: i soliti idiomi, oggi in formato un po` ridotto dal momento che ne ho trovati solo tre. Del resto il tre è un numero primo, elegante, raffinato e pure caro al sommo Dante, dal momento che indica la Trinità! (Che poi la fanno tanto lunga ma io ho sempre visto solo Trinità e Bambino, il terzo chi è?)
(Diapositiva di repertorio della Santa Trinità)
Tornando a noi, proprio ora mi è venuta in mente una canzone di Marina Massironi dedicata al numero perfetto tre e presentata durante uno spettacolo di Aldo, Giovanni e Giacomo. Ecco una parte del testo:
Tre sono i 4 moschettieri……prima Dartagnan non c’era.
Tre sono i 7 nani……dopo che è crollata la miniera.
Tre sono i buchi nel sedere……di Cicciobombo cannoniere.
Tre sono i buchi nella pancia……di Cicciobombo andato in Francia.
Tre donne al bigamo infedele,
tre sensi al sordo raffreddato,
tre sono le ruote della Volvo,
parcheggiata in un quartiere malfamato!
Ma comunque, bando alle ciance, veniamo al punto e via con gli idiomi!
5 – La gatta frettolosa ha fatto i micini ciechi
C`era una volta una gatta che aveva una macchia nera sul muso, viveva in una soffitta che, se la memoria non mi inganna, era a due passi dal mare. Comunque, questa bella gattina aveva un difetto: era molto frettolosa. Purtroppo per lei, questo difettuccio le costò assai caro, dal momento che, divenuta madre, si trovò i micini ciechi. Ah natura, pianse certamente la gatta, perché non rendi poi quel che prometti? Perché di tanto inganni i figli tuoi?
(Immagine di repertorio di Madre Natura che non manitene ciò che promette)
Ma qui non ci sono gatte, non ci sono gattini ipovedenti, non ci sono soffitte e soprattutto non ci sono mari. Siamo a Tokyo nel 2014 e ci sono solo dei lavori. Sorprendentemente, questi lavori non risultano essere eseguiti con la duvuta perizia. Perché non sono stati eseguiti a regola d`arte? Chi non ha fatto le kakunin (確認 – conferme) del caso? E soprattutto, che cosa c`entra quella gatta con la macchia nera che vive nella soffitta? Apparentemene sono domande senza risposta, almeno per le persone normali. Ma non per gli investigatori della mobile di Mitaka. Loro conoscono il mestiere, la società, la natura umana e la natura felina; lavorano duro, sono instancabili e non hanno orari. Ed è grazie al loro lavoro investigativo fatto di notti in bianco, ore e ore di pedinamenti, posaceneri pieni e (soprattutto) bottiglie di grappa vuote che giungono alla soluzione del caso. La gattina ha fatto i micini ciechi perché è frettolosa, così come i lavori sono stati svolti male perché sono stati fatti di fretta. Nel loro rapporto verrà infatti usato il modo di dire “急いでいる仕事をしそんじる” (“isoideiru shigotowo sonjiru”), il cui significato è appunto “i lavori fatti velocemente non vengono bene”.
6 – Fregarsi con le proprie manine sante
Ai ragazzi della mobile, oltre alla ragione per cui i lavori sono stati svolti con i piedi (“with the feet” direbbe il mio amico Filippo d`Edimbirgo, che saluto con affetto), non sono sfuggiti coloro che, avendo scientemente agito senza perizia, hanno offeso l`intera umanità! Ebbene sì, lo dico senza alcuna esitazione (quasi con arroganza), costoro si sono fregati con le loro stesse medesime mani, si sono scavati la fossa, si sono preparati il cappio, hanno offerto la gola al boia come miti agnellini! Se fossero delle anatre, invece che nuotare libere, gioconde e felici nel laghetto del parco Inokashira, trascorrerebbero le loro futili giornate tagliando con le loro zampette (o con le ali, dipende dai punti di vista) dei porri da degustare come ottimo condimento quando verranno mangiate. Le anatre! Ecco dove volli, fortemente volli, andare a parare! Le anatrelle selvatiche, le stesse citate anche da Mori Oogai (uno scrittore dell`ottocento che pare fosse stato molto bravo a cucinare l`anatra all`arancia) in un noto romanzo!
Questi bipedi piumati sono essenziali per introdurre il proverbio “かもねぎをしょってくる” (“kamonegiwo shottekuru” – cioè più o meno “anatra che prepara i porri da usare come contorno quando verrà mangiata”) che appunto significa “fregarsi con le proprie manine sante”. Mi spiegano poi dalla regia che questi proverbio viene utilizzato soprattutto per coloro che, credendosi particolarmente furbi e arguti, commettono una leggerezza e si fanno buggerare. Ad esempio, uno che si siede al tavolo a giocare a poker con Trinità convinto di vincere, oppure i messicani che tentano di prendere a sganassoni Bambino credendo di impressionarlo, sono fulgidi esempi di anatre che preparano i porri per il contorno di quando verranno sbafate, nonché modelli di inaudita importanza per l`attuale gioventù, ahimè sempre più dedita ai piaceri della carne, alla lascivia e ad attività ben poco formative come ad esempio fumare la droga.
7 – Il fuoco nelle unghie
Ebbene sì, mi rendo conto che molti di voi si sorprenderanno, tuttavia dopo validi esperimenti posso dimostrare che se ci si da fuoco alle unghie non si prova una sensazione piacevole. Credetemi sulla parola, dal momento che l`articolo che sto scrivendo per la rivista “Science” per dimostrare questa mia scoperta (si intitolerà “please, do not put the fire under your unghies”) uscirà solamente il prossimo 30 febbraio. Del resto si sa, già i nostri antenati, uomini saggi e pii, sapevano che le unghie non andavano prese a martellate (come del resto lo dimostra la ben nota “martellata sulle unghie”)
Anche qui nel lontano arcipelago giapponese fin dai tempi antichi vi e` la tradizione di usare questa straordinaria immagine per descrivere una situazione alquanto spiacevole. Il significato non ha però nulla a che fare né con il dolore fisico, né con il dolore dell`anima, ma invero si riferisce a questioni più tragicamente materiali, vale a dire la assai spiacevole penuria di quattrini. Ah, quanto sa di sal lo pane altrui! Quanto e` duro calle il salire e scendere per le altrui scale! Diceva Dante molti secoli fa, e quanto aveva ragione! (Lo so che non c`entra nulla, pero` ho pensato che se butto lì una citazione colta la gente pensa che sono intelligente)
Comunque, tornando a noi, il modo di dire a cui mi riferisco e` “つめに火をもとす” (“tsumeni hiwo motosu”, letteralmente “vivere di stenti”, “non avere soldi” oppure semplicemente “essere tirchi”.)
つめに火をともすのような暮らしをする。 (Vivere una vita in povertà.)
Oppure:
彼はつめにに火をともす人なのでお金を使いません。 (Lui non spende soldi perché è tirchio”)
In pratica, chi è tirchio ha le unghie che bruciano. E ciò è un`innegabile verità! Se pensiamo alla persona più tirchia del mondo, ci viene in mente Paperon de Paperoni giusto? E Paperon de Paperoni le ha le unghie? No amici, non le possiede! E questo a mio avviso non ha nulla a che vedere con il suo status di papera, quando piuttosto con il fatto che le sue unghie, una volta rigogliose e robuste, sono state bruciate dalla sua tirchieria!