Vademecum del diabetico nomade

251216485435260281_ndvHiYUP_cSi parte Alèèèèè!

E’ questo quello che si pensa nel momento in cui si ha in mano un biglietto di aereo e tante   idee romantiche a riguardo. Conoscere gente nuova, fare esperienze grandiose, costruirsi un bagaglio culturale invidiabile. Direi che è un sentimento che accomuna un po’ tutti. Ma viaggiare con una malattia cronica e invalidante ti rende inevitabilmente più pratica e agguerrita e soprattutto non è sempre una passeggiata. Ingegno e pianificazione sono le armi migliori per combattere l’ignoranza dilagante, soprattutto per chi, come me, è un frequent flyer e spesso si ritrova in situazioni al limite dell’assurdo. E qui arriviamo alla “ciccia”.

Lasciando a un post più succulento la perniciosa avventura di cui sono stata protagonista l’anno scorso proprio per recarmi in Giappone, negli anni ho maturato una certa esperienza che riporto qui di seguito, con un vademecum del “viaggiatore malato“, utile principalmente a chi è diabetico (il diabete è la seconda malattia più diffusa al mondo per chi non ne fosse a conoscenza e che ci crediate o no, anche noi viaggiamo).

Premessa: rendetevi conto che l’Italia è l’Italia e il resto del mondo è il resto del mondo, per cui se qui vi lasciano partire anche con un’ascia bipenne nel bagaglio a mano, all’estero non è detto che sia così.

1. Siete microinfusi o usate le penne? Le cose cambiano radicalmente a seconda della terapia, in particolare dal punto di vista dei supporti di cui servirsi, ma diciamo che in generale vi servirà un contenitore per la vostra insulina. Ora, se partite per brevi viaggi basterà dotarsi di un comodo astuccio, come quelli della Frio. Nel suddetto astuccio mettete tutte le cartucce di insulina che vi servono più una penna di scorta, da portare nel bagaglio a mano e NON nel bagaglio stiva, che viene stipato in luoghi non garantitamente pressurizzati);

2. “Melius abundare quam deficere“: non siate stitici! Se state via 10 giorni portate scorte per 30 giorni…non c’è mai limite alla sfiga e se come a me vi capita che, per una congiuntura astrale funesta, vi si rompe la fiala di insulina e due set infusionali sono difettosi (tutto nella stessa occasione), capite come la prudenza non sia mai troppa;

3. Dite addio all’etere (se lo usate): non potete portarlo in volo perchè è altamente infiammabile per cui meglio sostituirlo con delle salviettine imbevute di alcol che tolgono via tutto l’unto e le zozzerie della pelle (ma non il dolore dell’ago che entra ahimè);

4. No more X RAY: non fate passare l’insulina sotto i raggi x e tanto meno il micro, perchè c’è il rischio che si alteri la sostanza e poi come cappero fate senza insulina? (Questo deve essere TASSATIVAMENTE  scritto nel certificato aeroportuale che presenterete al momento dello scan e quando vi faranno la perquisizione corporale – se iniziate a suonare sotto il metal detector per via delle parti metalliche del microinfusore…);

5. Il famoso certificato: senza quello non si viaggia, non si prenota, non ci si imbarca. E’ più importante del vostro cane o di vostro figlio ed è la prima cosa da compilare. Ne trovate a bizzeffe ovunque in internet e in tutte le lingue del mondo. Scegliete le 4 principali (inglese, francese, tedesco, spagnolo), più la vostra lingua madre e quella del paese in cui vi recate (se diversa da quelle sopracitate). In esso deve essere riportato: che terapia avete, che supporti utilizzate (micro, penna, siringhe), specificare che siete autosufficienti e che l’insulina non può assolutamente passare sotto i raggi x. Deve essere controfirmato e timbrato dal diabetologo.

6. Impuntatevi: ricordate che voi dovete difendere i vostri diritti di malato e avete sempre ragione.

Una tipica trafila che può capitarvi è questa: arrivate al check in e mostrate il vostro certificato, quindi non passate dal metal detector, ma un’agente aeroportuale del vostro stesso sesso vi scorta in un’area appartata e vi perquisisce (ocio a quando vi iniziano a guardare allarmati se tastano il microinfusore: potrebbe succedere che l’agente inizia a tirare il catetere cercando di capire che cos’è mentre voi lo scongiurate in inglese di non tirare nulla in preda al dolore) senza nemmeno guardare il certificato (e allora a che serve? I misteri della vita).

7. Se viaggiate EXTRA UE mettetevi il cuore in pace: non esiste un’assicurazione sanitaria che copra la patologia diabetica, quindi viaggiate a vostro rischio e pericolo e se schioppate durante il volo, sono affari vostri. Incredibile ma vero, nessuno è disposto ad assumersi la vostra responsabilità, siete troppo rischiosi per qualsiasi compagnia assicurativa e ve lo diranno con un sorriso sornione stampato in faccia e tanta voglia (vostra) di vederli affogare nei loro stessi liquidi;

8. Non vi aspettate supporto o aiuto dall’ambasciata italiana: è già tanto se risponderà a una vostra mail e non avrà nulla da dirvi se non un “Buon viaggio” e una pacca sulla spalla;

9.Scegliete bene la compagnia aerea con cui viaggiare: sulla salute non si scherza, il più grande incubo è perdere i bagagli e con essi la maggior parte delle vostre scorte e mettere a repentaglio il vostro soggiorno e la vostra sopravvivenza, quindi documentatevi bene;

10. Pazienza: le persone sono estremamente ignoranti, anche quelle più qualificate e vanno in panico appena pisciate fuori dalla tazza. Dovete calarvi nei loro panni e gestire le complicazioni (come l’impossibilità di imbarcarsi a un giorno dalla partenza, true japanese story) richiamando tutto il savoir faire che avete accumulato in anni di trafile all’ASL e in ospedale (sapete di che parlo).

Ma cosa succede quando prenotate un volo transoceanico e gli operatori telefonici sono degli analfabeti o quando una frescona vi congela per sbaglio l’insulina o un poliziotto non crede al vostro certificato? Benvenuti nell’universo del viaggiatore diabetico.

Susanna