
Un altro motivo per cui scatto in analogico è questo strano senso di non eterno che si ha con la pellicola. Un negativo magari dura per sempre, o magari dura più di un file digitale. Così si dice. Mah, non è questo ciò di cui mi interessa scrivere. Il fatto è che il film sta sparendo. Almeno per ora sembra che sia così e di sicuro ci son molte meno pellicole rispetto a 10 anni fa. Ogni tanto mi capita di vedere un rullino, qualcosa che non ho mai scattato e son curioso. Lo compro, lo provo, se mi piace, magari cerco di capire se la sua fine è vicina o no.
La verità è che son rimasto fregato con i Solaris. Un giorno ne ho preso uno per caso. Era ancora l’inizio di questa riscoperta analogica. Mi ricordavo la scatola, la confezione, dai tempi in cui facevo foto da ragazzo (almeno vent`anni fa). Chissà perché per uno sciocco pregiudizio pensavo non fosse granché. Cioè si lo so perché. Era nello scaffale con gli altri LOMO film e la stessa persona del negozio mi ha messo in guardia sul fatto che fosse un “Toy Film”. E vabbè, pazienza, non c’era altra scelta che mi paresse appetibile e l’ho preso. E son rimasto positivamente colpito dal risultato. I colori son davvero saturi, vivi. In particolare la resa del rosso è gradevolissima. Solitamente viene fuori davvero sparato da diversi film. Nel Solaris è saturo ma non sovra saturo, gradevole.

E poi non so, c’è questa cosa che è della Ferrania, una ditta italiana, che mi riempie di uno stupido orgoglio campanilistico. Davvero non sono uno di quelli che vantano a priori tutto il made in italy, ma per la Ferrania c’ho sta cosa. Una sorta di cotta adolescenziale, e quindi adesso mi tocca andare in giro, sperare che esista un qualche negozio che ne ha un paio di rulli rimasti. Che quando li vedevo sino ad un paio di mesi fa nei negozi mi dicevo “ma si. È un bel film, ma lo compro dopo, oggi provo un Velvia, o un Provia, o il Portra” e così via. Ed invece, adesso non lo trovo più, perché non lo sapevo che mi sarebbe piaciuto di più rispetto ad altri, perché non lo sapevo che non lo facevano più e che la Ferrania aveva chiuso i battenti. E adesso li hanno riaperti e non vedo davvero l’ora di provare il loro “nuovo” film.
Insomma, è questa sensazione di cose che passano, di film che spariscono, che da un aspetto romantico al tutto. I risultati? Ma si, ovvio che sono importanti, ma come sempre si dice, non è solo il posto dove vai, è anche il viaggio, e a volte il viaggio è meglio del posto. Che poi se si dice che ci piace viaggiare, ci sarà un motivo. Mica diciamo mi piace stare in un altro posto. È il viaggiare che ci attira. Ma sto divagando, anche se con un senso, perché viaggiare è, in fondo, come comprare il film, bisogna sceglierlo per l’occasione, perché pensiamo che ci sia il sole, o le nuvole, perché pensiamo che oggi faremo magari qualche ritratto in più o un sacco di verde o magari dovremo fotografare angoletti bui. Allora prendiamo qualcosa in bianco e nero e lo tiriamo a 1600, o magari facciamo che stiamo fuori al sole e alla luce e quella zona è così fascinosa, che con un Ektar viene proprio bene. È questo che manca al digitale, per me. Lo scegliere prima, la preparazione. Almeno, io lo vivo così. L’ho scritto anche altre volte.

Che poi son sempre stato terribilmente attaccato a questo genere di cose. Quando è “uscito” il cd, nella mia piccola città dove non si trovava mai un cazzo che uscisse dal main-stream, facevo i giri dei negozi che mettevano in saldi i dischi in vinile, e ci frugavo, in quelle pile polverose, a cercare qualcosa che valesse la pena di essere comprato. E se vedevo qualche copertina o nome intrigante, cercavo di capire chi erano e che facevano. E così ho fatto anche per il solaris. Mica lo so perché. Per il fascino delle cose antiche? Vecchie? Per rimanere attaccato al passato? Non credo, se ci penso al perché mi viene in mente che son cose per le quali bisogna andare lenti, andare piano. Che correre e andare forte a me non mi è mai piaciuto.

E così a mettere una scheda, accendere e fare 300 foto ci vuole anche una sola ora. Ma se prendo una delle mie amatissime ferraglie no. A volte sbuffo quando non riesco ad agganciare il film e ci devo provare un paio di volte, messo giù in mezzo alla strada, con la borsa per terra, attento che non ti perdi niente, che sei distratto. E tutto intorno le persone, corrono e sento che mi guardano, o forse non mi guardano, ma io sto infilando quella linguetta. Poi chiudo, poi scatto un paio di volte, che prima coprivo la lente perché tanto che vuoi che venga fuori, ma poi ho scoperto che Daido Moriyama ci ha fatto una mostra, o un libro con le foto di quando iniziava il rullino, ed alcune erano estemporanee, irreali, fantasmi di luci ed ombre. E allora lo faccio anche io, ed ogni santa volta che metto un rullino a questa cosa io ci penso. Poi chiudo, poi riavvolgo, sento che sia agganciato. Mi è capitato che arrivato a 37-38-39 e maledizione il rullino non era agganciato e ho perso tante foto. E questo solo per mettere il rullino.
Che poi, sta cosa che ho perso tutte le foto, mi ha anche dato una lezione di vita, che da allora porto sempre con me. Con il digitale mi arrabbiavo, sinché la foto non veniva rimanevo li, a sudare, a pensare, a modificare. Invece ora vedo quello che ho davanti, lo annuso, lo apprezzo, penso a cosa mi piace, a come faccio a metterlo su un pezzo di roba chimica da 24×36. E me lo godo, e poi scatto la foto, e a volte la foto non viene, e pazienza, intanto l’ho vissuta quella cosa, l’ho vista, me la son goduta. Io c’ero! E se ci credete bene, sennò la foto per provarlo non ce l’ho che mi si è spostata la ghiera degli ISO ed è venuta che sembra il paradiso terrestre, una roba tutta bianca che non si capisce un cazzo, ma pazienza. Non condivido la foto, perché non posso, ovvio. Ma hey, se vuoi te lo racconto, perché per provare a fotografarlo me lo sono prima studiato, me lo son goduto, l’ho visto.
L’ho visto con gli occhi, con la mente e con il cuore, e quando ho perso il primo rullino di foto, o quella foto, maledizione, non è venuta, beh, non era poi la fine del mondo. Mi son accorto che quando le facevo con la digitale, era più l’ossessione di fermarla da qualche parte quella scena, per poi poterla ricordare, che viverla. Magari per voi non è così, ma per me si. E ho pensato a quanto fosse ridicolo vivere una cosa bella con l’apprensione di doverla immortalare per poi “godersela” una volta a casa con calma. Per poi goderne della sua riproduzione. Senza odori, senza rumori, senza vita. E quindi adesso non è più così e di tutte le foto che mi piacciono mi ricordo che ora era, se c’era freddo o caldo, se stavo bene, se il sole era caldo o il vento era gelido.

E insomma, ecco perché la digitale è sempre più na roba pesante che rimane spesso a casa. Adesso ho preso una Ricoh GR II, e con quella mi sto divertendo. Ma questa è un’altra storia.
A proposito, la mitica Ferrania riapre i battenti tra poco! Hanno lanciato una kickstarter per raccogliere gli utlimi “spicci” e far partire la produzione di un “nuovo” film. Se volete, date uno sguardo. Io sono uno dei 500 felici possessori di uno dei rulli numerati della prima produzione! Yeah!
Fai qualcosa di utile al mondo e condividi!
Mi piace:
Mi piace Caricamento...