
San Francisco, 1942, i cittadini di origine giapponese
attendono di esser trasportati verso il centro di
smistamento di Tanforan (tratto da qui)
A seguito dell’entrata in guerra degli Stati Uniti con il Giappone, la xenofobia degli americani contro i loro connazionali di origini giapponesi fece emanare a Roosevelt l’Ordine Esecutivo 9066. Il decreto conferiva il potere ai militari di definire delle zone di ‘esclusione’ in cui – per motivi di sicurezza nazionale – veniva proibito a determinati gruppi etnici di continuare a vivere. Il risultato fu che ogni persona di origine giapponese, anche quelle di seconda generazione (nisei) – e dunque cittadini statunitensi a pieno titolo – fossero radunati e confinati in campi di ‘internamento’. Questo per evitare che compissero attività di spionaggio e sabotaggio a favore del loro paese di origine. Poco importava che nessun atto del genere avesse mai avuto luogo, e tanto meno che nulla di analogo fosse stato deciso nei confronti dei cittadini di origine tedesca o italiana: in poche settimane i 127000 giapponesi presenti sul suolo USA furono cacciati dalle loro case, le loro attività commerciali e possedimenti liquidati per pochi spiccioli, spesso da profittatori senza scrupoli. Fu loro consentito di prendere solo quello che potevano portare con sé.
Dopo uno smistamento temporaneo nel il centro di Tanforan i prigionieri vennero smistati in uno dei dieci campi sparsi nei deserti degli USA e furono costretti a vivere in baracche in cui la privacy era inesistente e dotate minimi servizi igienici. Uno di questi campi, denominato Topaz, era in prossimità della città di Delta, nel deserto dello Utah, a circa tre ore di macchina a sud dalla città di Salt Lake City.
Lungi dall’essere il gioiello che il nome suggeriva, dava alloggio a più di 8000 internati in strette e fredde baracche, casa dei deportati giapponesi per più di 3 anni. Varie baracche dovevano condividere gli scarni e limitati servizi igienici, con una sola mensa centrale per tutti gli internati. Nonostante il filo spinato ed i posti di guardia che circondavano Topaz (qui un raro video del campo), ai residenti era permesso di lasciare il campo per lavorare nei campi e nelle industrie dello Utah, sottopagati e dunque a buon mercato rispetto agli altri lavoratori. La xenofobia del governo statunitense non impedì di arruolare pragmaticamente vari giovani da Topaz e gli altri campi, costituendo un battaglione, il 442 reggimento di fanteria, che si distinse più volte in combattimento sul fronte europeo.
Tra la polvere ed il filo spinato di uno di questi campi si trovava anche il giovane George Takei, divenuto poi famoso nella serie e nei film di Star Trek come il tenente (poi capitano) Sulu. Nella sua autobiografia Takei racconta dettagliatamente le sue avventure di deportato, anche se la sua giovane età gli fece render conto solo molto più tardi della triste ed assurda situazione in cui si trovava. L’attore ha allestito un musical di successo per ricordare gli eventi di quell’epoca ed impedire che si ripetano. (Qui un altro interessante video con interviste di Pat Morita [Maestro Miyagi di Karate Kid] e George Takei).
La chiusura dei campi ebbe inizio nei primi mesi del 1945, precedendo in alcuni casi la fine della guerra del pacifico. Quando i residenti di Topaz furono ‘liberati’ avevano perso tutto: case, negozi e conti bancari. Dovettero ricominciare da zero e spesso fronteggiare una latetnte ostilità nei confronti del ‘nemico’ sconfitto (La neve cade sui cedri è un film che in parte tratta questo tema): un simbolico risarcimento economico giunse solo nel 1989 (a seguito di una class action) con Reagan. Le prime scuse politiche arrivarono nel 1990 con Gorge Bush senior.
Di Topaz oggi resta ben poco: le strade e la struttura del campo è visibile dall’alto ma le baracche sono state da tempo distrutte o convertite in abitazioni della cittadina di Delta. Il sito è comunque visitabile, facendo attenzione a serpenti, ragni e scorpioni.
Esiste anche un piccolo museo dedicato al campo ed una sezione nel Centro di Raggi Cosmici. Infatti il riscatto morale dell’infamia di Topaz dovette attendere più di cinquant’anni, quando ricercatori statunitensi e giapponesi si unirono per realizzare Telescope Array, uno dei più grandi rivelatori terrestro di raggi cosmici esistenti sulla terra, secondo solo ad Auger, sito nell’emisfero Sud. Più di sessanta anni dopo, i deserti dello Utah videro dunque tornare i giapponesi: questa volta non come prigionieri ma a capo di Telescope Array, uno degli esperimenti di punta di fisica dei raggi cosmici.
Mi segnalano questa mostra del 2011 allo Smithsonian American Art Museum a Washington DC. “The art of gaman”, l’arte della sopportazione”. La dice lunga.
http://americanart.si.edu/exhibitions/archive/2010/gaman/
Bellissima! Se la facessero qui a Tokyo ci andrei di sicuro.
Complimenti per il post, Clementi sama. 🙂
Molto interessante! Non sapevo tra l’altro che tedeschi e italiani avessero avuto un trattamento diverso!