About / Cos’è BUROGU

Uno spettro si aggira per il Giappone.

No, non è il comunismo, non lo sarà mai probabilmente. E anzi non è nemmeno il Giappone, piuttosto quel luogo mentale che assume il suo stesso nome.

Lo spettro è “la voglia di Giappone”, che è spettrale perché in alcuni casi entra nelle vene, ti possiede, ti divora, ti spolpa come una carie la dentina; in altri spaventa, e porta all’innescarsi di un rifiuto, netto, incondizionato; in altri infine assume i contorni di una sfumata nostalgia, come appunto il ricordo di una persona che non c’è più. Ma questa è una categoria delicata, che per il momento lasciamo da parte.

Torniamo alle prime due, quella dell’amore incondizionato e quella del rifiuto, altrettanto incondizionato, verso il Giappone.

Di Giappone, nel cosiddetto occidente (altro luogo mentale) c’è tanta voglia e tanta curiosità. Da sempre. Da quando se ne è annusata l’esistenza. Forse perché è lontano, il più lontano di tutti. Forse perché ti resiste, come un’amante in fieri, che anche se ti sorride non ti dà la certezza che il sorriso sia sincero. Forse ancora perché non fa il difficile quando gli si calza addosso un’immagine che ci torna comoda.

Ma anche tanta paura. Forse perché è diverso. Non è “come”, o “anche un po’ come”, o “una specie di”.

In mezzo a queste due dovrebbe esserci una terza categoria (si dice “dovrebbe” in quanto anche qui ci possono essere derive fortissime): quella di coloro i quali – pur magari in parte adorandolo o in parte temendolo – in Giappone ci vivono. Il Giappone se lo vivono, sulla pelle.

O anche coloro che pur non vivendoci più, cercano di conservare dentro di sé quella posizione di equilibrio che cerca di non far mancare mai a quello che ormai è tornato a essere un luogo mentale le coordinate necessarie perché non cessi di essere reale.

Ecco, a detta di questa terza categoria cui purtroppo sono precluse le delizie e i tormenti estremi di Paradiso e Inferno, il Giappone va benissimo adorarlo o non sopportarlo, senonché queste posizioni  potrebbero magari trarre vantaggio se accompagnate da una serie di nozioni, impressioni, ritagli o approfondimenti che a loro volta potrebbero – chi lo sa? – innescare riflessioni inaspettate, svelare qualche panorama inaspettato, (si spera) strappare qualche sorriso in più.  Sì, sorrisi, perché se la condizione dell’emigrante è dura, quella di chi emigra con la mente (quello sì, in fieri) lo è ancora di più.

 

Il Giappone è un posto reale. Magari (anzi di sicuro) la sua piena comprensione ci è preclusa, ma questo nulla toglie alla sua realtà, che va presa di petto, possibilmente con leggerezza, perché affrontarla con pesantezza non ci aiuterebbe a fare passi avanti nella comprensione, e allora tanto vale…

In questo blog, dove ancora ogni tiro va aggiustato, schizzeremo qualche trompe l’oeil, qualche disegno bidimensionale che però comunichi l’illusione di entrare in profondità, elementi che noi pensiamo siano utili nell’approccciare il Giappone sia come idea astratta, sia come luogo concreto da avvicinare magari per soggiorni futuri. Dfficilmente potremo diventare uno sportello cui avanzare domande e consulti fast food, ma potremmo sicuramente cercare di approfondire argomenti che ci verranno proposti e sulla cui utilità avremo raggiunto un accordo collegiale.

Nello stesso tempo però, concedetecelo, questo blog vuole essere anche una valvola di sfogo: le cose mai fatte (o fatte a metà) e quelle mai dette (o dette male), le foto che non ci hanno mai pubblicato, quello che ci passa per la testa e quello che sarà necessario per scaricare un po’ i nervi. Anche qui, chi lo sa, piccole – spettrali – perle di saggezza potranno essere rinvenute da chi ne avrà la sensibilità. Perché, come i proletari di metà ottocento, anche gli italiani in Giappone e chi li vorrà ascoltare non avranno nulla da perdere fuorché le loro catene, quelle mentali soprattutto. E avranno – non dico un mondo – ma un paese da guadagnare.

                                                                                                                                                                                                             BUROGU

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