Il primo bianco

(sedicesima puntata) di Michele Pinin
                                                                        quando il diavolo ti accarezza, vuole l’anima

La Yamanote quando inizia la settimana prima di Natale si riempie di polli. Non quelli in piedi o quelli seduti. Quelli della pubblicità sui monitor sopra le porte. Il pollo di Natale. Cucinato al forno con la carta stagnola arrotondata sui moncherini per celebrare il clima festivo. Da quando si mangia il pollo al forno per Natale? Non lo sa. Si guarda intorno poi chiude gli occhi perché si vergogna di rimanere seduto mentre ci sono persone più anziane di lui in piedi. Tira fuori il tablet dal giubbotto di pelle e si fa un giro per vedere cosa scrive la concorrenza. Non riesce a bloccare gli occhi, tornano sul monitor a inseguire i polli che allegri prima razzolano nell’aia, poi in cucina dove ancora più allegri, mettono la testa nel forno e ne escono abbrustoliti insieme alla carta stagnola. Lui non ha mai mangiato il pollo al forno la vigilia di Natale. Di cose strane, come molti uomini, ne ha dovute mangiare tante il 24 dicembre sera: cucina hawaiana, cilena o russa e addirittura una nabe mongola. E’ normale. È l’appuntamento romantico per eccellenza, il date di Natale. La vigilia di Natale, si spendono soldi per andare al ristorante con chi si desidera, poi se sei molto giovane e hai prenotato un love hotel con buon anticipo o anche se non lo sei più e invece hai pulito casa e messo in frigorifero le fragole e lo champagne, comunque, fotti fino a svenire. Questo si fa in Giappone la vigilia di Natale. Continua a leggere